venerdì 5 giugno 2009

Breve introduzione ad uno studio: Bob Dylan e il Black English


Ospitiamo con piacere un post diverso dai precedenti, a cura di un nuovo collaboratore del blog. Si tratta dell'introduzione ad uno studio, ed ha quindi con un taglio meno giornalistico e più saggistico. Resta inoltre aperto ad una continuazione futura, con le successive "puntate". Buona lettura!

Nei giorni scorsi mi sono dedicato alla lettura di un saggio d'impronta storico-linguistica, “Il Black English”, scritto da Sara Antonelli e contenuto nel libro La babele americana. Lingue e identità negli Stati Uniti d'oggi. La mia intenzione in questo post è quella di definire in poche righe un “oggetto” d'interesse. Esso riguarda il (presunto ma verificabile) legame che intercorre tra il Black English e la scrittura di Bob Dylan. Certo è necessario spendere qualche parola per definire il territorio proiettivo (e la sua ampiezza) del Black English, ossia capire di cosa si tratta.

Il Black English non è l'Inglese parlato dai neri tout court, non è una lingua vernacolare “minore” (per intenderci un dialetto) tanto meno un idioletto, non è una variante dell'Inglese ufficiale nato nei ghetti neri odierni. Sara Antonelli disvela la paradossale e, proprio per questo, pericolosa misconoscenza che circonda (anche attraverso i suoi baluardi della linguistica, della letteratura, della politica) la realtà complessa del Black English. Esso si potrebbe definire come il luogo totale (nel senso che non può essere circoscritto per categorie esclusive) e fondamentale in cui si è definita, si definisce e si continuerà a definire la posizione delle forze in campo nel conflitto identitario psico-sociale degli Stati Uniti d'America. Come detto non è possibile spingersi troppo oltre in un ulteriore verifica argomentata di questa precisa posizione, né è possibile discutere in questa sede delle convergenze all'origine del Black English. Naturalmente bisogna chiarire il fatto che ad un puro livello tassonomico gli Stati Uniti d'America presentano molte e diverse realtà linguistiche (nonostante non sia questa l'impressione e l'immagine con la quale siamo abituati a confrontarci), ma nella maggior parte dei casi sono solo variazioni dell'Inglese ufficiale, variazioni “locali”, spiegabili anche alla luce della vastità del territorio.

Il Black English, invece, paradossalmente riguarda gli U.S.A. ad un livello plurimo e indispensabile: come giustamente afferma James Baldwin, uno dei maggiori scrittori e pensatori dell'America contemporanea “dunque io non so proprio come parlerebbero gli americani se negli U.S.A. non ci fossero mai stati i neri, ma di certo non parlerebbero come parlano adesso” (Baldwin 1979).

Come parlerebbe Bob Dylan dato che il Black English costituisce un'evidenza della sua scrittura (che vale non meno di quella di Baldwin che è nero – ma questa posizione andrebbe chiarita) e un serbatoio per il suo immaginario? È possibile isolare o sostituire con equivalenti linguistici (standard) le tracce della presenza del Black English nella scrittura di Bob Dylan? O forse essi assumono una certa significazione soltanto nella relazione con elementi linguistici e/o topici altri? Come, a voler semplificare, funziona il Black English (la sua tradizione) all'interno dell'opera di uno dei massimi cantautori americani contemporanei? Come agisce quest'ultimo, se lo fa, su quel sistema (aperto/chiuso) che è il Black English? Non dimentichiamo che Bob Dylan, soprattutto nel suo secondo decennio d'attività (1966-1976) prima dei concerti si truccava spesso con il cerone, e questo è testimoniato anche da alcune foto (cfr. quelle presenti nel "Diario del Rolling Thunder" di Sam Shepard, tradotto dalla stessa Sara Antonelli in una rinnovata edizione del 2005); con questo voglio dire che è possibile tentare di avvicinare il travestimento di Dylan al travestimento del minstrel show - uno spettacolo comico sviluppatosi nell'America schiavista interpretato da attori bianchi che interpretavano dei neri truccandosi con il nerofumo - e conseguentemente a quello dei neri che imitavano gli attori bianchi del minstrel show riproducendo, ribaltandola, la “forma” discriminatoria della loro performance.

È chiaro che il linguaggio (come sistema in divenire e anzi proprio in virtù di ciò) costituisce il mezzo, il luogo e il momento privilegiato nell'accesso alle forme di potere, nella (auto)determinazione sociale dell'individuo e/o di gruppi di individui e nella definizione degli “oggetti” all'interno dello spazio pubblico. È attraverso il linguaggio (esattamente attraverso un discorso portato sul linguaggio) che il minstrel show, tenta di definire (psichicamente) lo statuto del Corpo bianco attraverso la messa in scena (spettacolare) del Corpo nero, attraverso la collocazione di entrambi i corpi all'interno di una gerarchia bio-culturale. Un discorso sul Black English è ciò che il minstrel show porta avanti in forma di brevi sketch.

Simone

Berlusconi a nudo

Proponiamo la traduzione dallo spagnolo dell'editoriale di El Paìs di oggi, 5 giugno.


Berlusconi a nudo.


Le immagini non rivelano la privacy del primo ministro, ma la sua deriva autoritaria.

Che Silvio Berlusconi non si sbagli: la stampa democratica rispetta la sua intimità, è lui che continua a metterla in discussione. Perché la pubblicazione delle fotografie delle sue feste private non obbedisce ad un tentativo di mettere in dubbio la sua morale come cittadino, ma al proposito di dimostrare che lui, come primo ministro, sta cercando di trasformare lo spazio della politica democratica in un semplice prolungamento delle sue relazioni
di amicizia e dei suoi intrattenimenti.

Questo è esattamente ciò che - secondo le sue stesse dichiarazioni - ha fatto, elaborando le liste elettorali del suo partito, e persino assegnando le responsabilità di Governo. E va anche menzionato l'utilizzo delle risorse che lo Stato mette a disposizione del primo ministro per rispondere alle proprie responsabilità istituzionali. Trasportare invitati a feste private non è il compito degli aerei ufficiali, poco importa che si tratti di ballerine o presentatrici televisive. E il fatto che il primo ministro abbia fatto approvare nel 2008 una legge che apre i voli di Stato a qualsiasi accompagnatore non gli offre una copertura giuridica, al contrario evidenza un flagrante abuso di potere.

La stampa italiana ha denunciato lo scandalo, e la risposta del primo ministro non consiste solamente nel negare o banalizzare i fatti, presentandosi come un paterno protettore di ragazze nelle quali assicura di apprezzare speciali talenti artistici o politici. Ricorrendo alla confusione tra gli interessi pubblici e privati, Berlusconi ha provato, inoltre, a gettare discredito su cittadini che, come la sua stessa moglie, erano in condizione di corroborare le denunce. Questo tipo di pressione è la prova che, sotto Berlusconi, la libertà di espressione è minacciata. La giustizia italiana ha sequestrato, d'altronde, l’intero archivio del fotografo che ha scattato le immagini.

Con questo scandalo Berlusconi resta nudo, non come cittadino, ma come politico. Se finora i suoi eccessi erano stati presi scherzosamente, oggi esistono nuovi e potenti motivi per avvertire che ciò che il primo ministro sta mettendo in gioco è il futuro dell'Italia come Stato di diritto. E un'Italia che scivoli sul pendio verso il quale la sta trascinando Berlusconi non è solo un motivo di preoccupazione per gli italiani, ma per tutti gli europei.

Fonte: http://www.elpais.com/articulo/opinion/Berlusconi/desnudo/elppgl/20090605elpepiopi_2/Tes

lunedì 1 giugno 2009

Presseurop


Al posto della rassegna stampa settimanale vogliamo, per questa volta, celebrare la recente nascita di un sito d'informazione che congiunge gli sforzi di quattro importanti testate giornalistiche europee: l'italiano Internazionale, il francese Courrier International, il suo corrispettivo portoghese ed infine il polacco Forum. Presseurop si propone come il primo giornale a respiro europeo, un format nuovo e forse necessario, vista la prossimità delle elezioni europee e la sempre più evidente indifferenza dei cittadini continentali alle vicende del parlamento di Strasburgo, testimoniata da un astensione che alle prossime tornate elettorali rischia di toccare il picco del 60%.
Inoltre la scelta di pubblicare articoli non troppo lunghi, ma allo stesso tempo di affiancare quasi sempre allo stesso articolo un approfondimento sul tema è una scelta redazionale non indifferente, perchè permette di coinvolgere lettori che appartengono a diverse fasce di interesse. Articoli dedicati ad avvenimenti o analisi relativi ad i vari paesi dell' Unione, trattando però temi trasversali a tutti gli stati membri.
La fruibilità, già ottimale, è resa in qualche modo universale dalla possibilità di leggere gli articoli in tutte le lingue dell'Unione Europea, scavalcando la vernacolarità dei siti nazionali ed il monopolio linguistico dell'inglese.
Presseurop è un sito informativo che per la prima segna la distanza rispetto ad una informazione on line che rischiava di arenarsi sulle vicende nazionali e che apre, ad ampio respiro, la visione del lettore su tutta l'Europa, il vero banco di confronto del progresso.
Leggetelo!

venerdì 29 maggio 2009

ANIMAls

Un paio di settimane fa mi sono lanciato alla ricerca del primo numero di ANIMAls, nuova rivista edita da Coniglio Editore.
Ho dovuto girare parecchie edicole e ad ogni "no, mi dispiace, è esaurita" dei vari edicolanti le aspettative e la curiosità sono cresciute a dismisura, insieme allo stupore di non sentirmi dire un più probabile "e cche robba è?".
Acciuffata una copia, mi sono brillati gli occhi fissando la copertina, che fa bella mostra dei nomi coivolti: Gipi, Bacilieri, Mannelli, Toffolo, David B., Vives, Makkox, Vinci.
ANIMAls si propone come rivista di fumetti, storie, vita e nient'altro.
Finora ho letto tutta la parte fumettistica, le interviste e gli articoli, ma non ancora i racconti inediti.
Se dovessi dare un'opinione dando ascolto alla delusione, provata a caldo, subito dopo la lettura delle storie a fumetti, mi ritroverei a scrivere che la montagna ha partorito il proverbiale topo. Un topo intelligente, che legge libri e mangia solo formaggio francese, ma pur sempre topo.
Delusione sono state le due pagine di Gipi e di Bacilieri, non per una mera questione di quantità, ma per la strana impressione di aver davanti qualcosa di marginale, di... ripescato da chissà dove. Divertenti, ma nulla di più, le "diapositive" di David B.
La cosa più interessante, forse, è Come rubare un Magnus, di Davide Toffolo.
La più intima e potente: Anima&corpo, di Riccardo Mannelli.
La più spassosa: Les signes du la decadons, di Makkox.
Per il resto, poche sorprese, nè in negativo nè in positivo. Un livello generale abbastanza buono, storie in cui c'è sì anima, ma che forse mi aspettavo con un po' più di core. E sudore.
Se dovessi mettere su un piatto gli articoli e le interviste e sull'altro i fumetti, la bilancia penderebbe decisamente per i primi.
In conclusione, AMINAls merita l'acquisto?
Sì. Almeno l'acquisto del secondo numero.
Perchè da tempo non c'è una rivista simile in edicola. Perchè potrebbe proporre materiale molto interessante, anche quello non fumettistico.
Spero fortemente che il merito della rivista non sia semplicemente quello riempire un vuoto, ma di creare uno spazio con tratti distintivi, che risponda a un progetto, e soprattutto spero che venga pubblicato solo materiale inedito, creato per quello spazio, per quel progetto.

Alessio

Un piccolo post scriptum:
in questo primo numero c'è un fumetto, una striscia verticale di Makkox, uno degli autori e creatori di Coreingrapho. Potete leggerla nel suo blog personale: QUI. Sono dell'idea che questo tipo di fumetto non è adatto ad essere pubblicato in un formato che non ne esalti lo sviluppo in verticale. Intendiamoci: il fumetto è perfettamente leggibile e godibile anche su carta, ma perde qualcosa. Magari è una mia fissazione, ma anche i semplici dialoghi, sviluppati tutti in verticale, sono pensati per essere spizzati pian piano scrollando con la rotella del mouse.
Sarebbe bello se queste "storie verticali" fossero pubblicate in un paginone centrale, a mo' di poster ripiegato più volte su se stesso, da srotolare...









domenica 24 maggio 2009

LA CRISI A CATENA


Per capire come la crisi finanziaria possa colpire i paesi del terzo mondo bisogna entrare nei meccanismi a monte, capire cosa è successo, e seguire i flussi verso valle. Cosa è successo? Senza scendere in tecnicismi, l'eccesso di credito dato senza controlli sufficienti ha fortemente debilitato banche, assicurazioni, compagnie immobiliari etc.

Sarebbe interessante dilungarsi sulle responsabilità perché saltano immediatamente fuori nomi come Clinton e Greenspan, ma il filo che ho intenzione di seguire è un altro. Date le responsabilità, come è successo? Quali sono state le meccaniche degli eventi?
Tutto questo cercando di non complicarci troppo la vita.

Comincia tutto con una crisi da evitare negli anni '90, e la decisione di evitarla facendo aumentare il consumo. Come si aumenta il consumo? A credito ovviamente, e la crisi venne evitata.
Anni dopo, quel credito/debito è ancora in giro, impacchettato in sofisticati contratti finanzari difficilmente comprensibili (ricordatemi di scrivere un altro articolo sui derivati).

Quando i mutui scadono, cioè quando il debito deve essere ripagato, cominciano i problemi: i debitori non hanno denaro per poter ripagare ed i loro immobili messi a garanzia vengono pignorati. Il mercato immobiliare, con l'immissione di tanta offerta, crolla: i prezzi scendono e le banche non riescono a recuperare il credito.

Le banche, indebitate ed in una situazione difficile, smettono di dare credito e proroghe ad imprese, privati ed altre banche e l'economia rallenta. La mancanza di credito fa fallire imprese e privati intrappolando liquidità nel processo di bancarotta. Dichiarando il fallimento inizia un processo che, a seconda del sistema giuridico, dura un certo periodo di tempo, nel quale il credito non è spendibile.

La mancanza di liquidità fa fallire a loro volta le banche, che si trovano
a non poter ripagare i propri debiti e non poter prendere in prestito da altre banche. Il fallimento di una banca intrappola ancora piu liquidità riducendo ulteriormente la quantità fisica di moneta dell'economia e generando un circolo vizioso.

La crisi si espande a paesi con diversi sistemi finanziari attraverso
il sistema bancario: le banche sono tutte connesse attraverso i mercati monetari. Ed il fallimento di una banca in un paese può intrappolare nel processo di bancarotta liquidità di banche in altri paesi. La crisi si espande così al di fuori dei suoi confini naturali, e la scusa di non avere una economia basata sul credito non funziona da scudo.

I mercati monetari - dove le banche si prestano a vicenda in diverse valute - rallentano, o si bloccano: le banche non hanno fiducia l'una dell'altra, e non vogliono correre il rischio di vedere i loro prestiti intrappolati in processi di bancarotta. Ciò aumenta sensibilmente la probabilita che ciascuna banca vada in bancarotta.

Il processo si espande a macchia d'olio, investendo le banche nei paesi in via di sviluppo, in più, nei paesi in via di sviluppo la crisi arriva attraverso tre ulteriori canali:

1) "Remittances", i soldi che gli emigrati mandano a casa, diminuiscono per via della disoccupazione e dei tagli nei salari nei paesi a monte.
2) Riduzione nel flusso di aiuti internazionali: i pacchetti di stimolo finanziario
nei paesi a monte non sono gratis.
3) Riduzione negli investimenti internazionali: multinazionali in difficoltà
difficilmente decidono di fare investimenti rischiosi in mercati in via di sviluppo.

Inoltre, dove l'industria dipende fortemente da materie prime o tecnologia importata, il rallentamento nei mercati monetari rende molto più difficile, o più caro, ottenere valuta straniera (leggi "dollari") per pagare le importazioni. Le monete locali perdono valore rispetto al dollaro e l'industria locale, indebitata in dollari, non può ripagare.

Tempi cupi per i paesi in via di sviluppo.

martedì 19 maggio 2009

Rassegna Stampa


Rassegna stampa questa volta un pò in ritardo ma sempre puntuale con se stessa...

In edizione flash. Giusto per riprendere il ritmo...

Iniziamo con un paradosso tutto italiano, quello del corrotto senza corruttore... la sempre attuale penna di Marco Travaglio ci descrive, con la sua solita rassegnata ma pungente ironia, la vicenda Mils... Ecco l'articolo.

Da micromega invece prendiamo un'interessante approfondimento su i risultati, diretti ed indiretti, di un sondaggio condotto dal sito del periodico La Stampa sui provvedimenti in adozione dal governo in tema di migranti. Le conclusioni sono molto interessanti, e ci fanno capire, una volta ancora, che la comunicazione, con le sue sofisticatezze ed inganni, è il reale volano della gestione del consenso. Potete trovare l'articolo qui.

Da segnalare, per concludere, un articolo dell'Economist di qualche giorno fa, che non è stato riportato dai media ma che ha avuto un discreto rimbalzo tra i blog di informazione italiani E' uno studio socio-politico sulla "berlusconizzazione" dell'Italia e del perchè, malgrado crisi e solite gaffe pubbliche, il consenso attorno al primo ministro italiano stia irremediabilmente crescendo. L'articolo, in inglese, è datato 30 aprile 2009.

Alla prossima...

mercoledì 13 maggio 2009



Roma non spreca è un iniziativa del Comune di Roma di qualche anno fa. Si tratta sostanzialmente di un sistema di "riciclaggio" di prodotti alimentari che vengono distrutti dai supermercati perchè non hanno più una vita commerciale. Prodotti buoni, commestibili, che vengono donati dai supermercati convenzionati ad associazioni ed iniziative pubbliche di carità verso indigenti e migranti.

Segnalo questa iniziativa perchè, pur essendo lodevole e funzionante, ancora non ha un bacino d'utenza molto ampio. Ancora pochi, in proporzione alla totalità dei supermercati romani, sono quelli convenzionati, ed è scarsa la quantità dei prodotti alimentari riutilizzati.
Oltre alla mera finalità caritatevole, questo tipo di iniziativa ha uno scopo economico-sociale ben preciso visto che il prezzo (tra l'altro non irrilevante) dello spreco ricade inevitabilmente sulle spalle del consumatore.

Una probabile soluzione per aumentare l'efficienza di questo progetto è la "localizzazione" del riciclaggio, facendo sì che in ogni singola zona di Roma si crei un bacino di riciclo alimentare capace di far fronte ai bisogni primari che, per una sempre più diffusa povertà, non potrebbero essere soddisfatti in altra maniera.

Creare questi bacini di utenza non è difficile. Basta entrare in contatto con il supermercato di fiducia e proporre un progetto di riciclo.
Un progetto che al produttore fa risparmiare i costi di smaltimento e genera nuovi clienti - grazie alla pubblicità che la distribuzione include e grazie alla diversificazione dei clienti stessi che non usciranno dal sistema di acquisto ma semplicemente cambieranno i prodotti acquisiti.

Non più pane, ma magari biscotti al cioccolato, non più carne in scatola ma magari direttamente al bancone, visto che i bisogni primari saranno in parte già soddisfatti dal sistema di riciclaggio alimentare.

Questo tipo di iniziative, oculatamente collocate sul territorio, potrebbero essere una risposta sociale non trascurabile alla crisi economica che colpisce sopratutto le famiglie di fascia medio-bassa, ed anche l'occasione per creare una rete sociale di distribuzione da utilizzare per altri servizi e prodotti, come ad esempio quella dei gruppi d'acquisto solidali.

martedì 12 maggio 2009

Lo Stardust Village, Medusa e la distribuzione cinematografica

Vi avevo accennato qualcosa sulla società di produzione e distribuzione cinematografica Medusa nel precedente post su Sbirri. Oggi voglio proporvi qualche esempio su come questa società determina ciò che voi vedrete o non vedrete al cinema.

Mi asterrò da discorsi sui massimi sistemi, vi faccio solo ragionare su casi concreti. Il primo lo trovate nell’immagine qui sopra. E’ la programmazione attuale dello Stardust Village, cinema multisala nel quartiere Torrino di Roma. Premetto che ho scelto questo cinema anche perché non ho visto nessuno dei film in programmazione (e non ne vado affatto fiero, anzi…) Però così è chiaro che non ce l’ho con questa o quell’altra pellicola, ma con uno strano meccanismo che porta i gestori delle sale a scegliere i film che proiettano.


Forse pochi sanno, infatti, che la scelta non è poi così autonoma. La stragrande maggioranza delle sale dipendono direttamente da una o dall’altra società (su come funziona questa dipendenza spero di tornare in un post futuro). Nel sito dello Stardust, ad esempio, si legge: "Lo Stardust Village ha scelto per la programmazione l'esperienza e la professionalità di MEDUSA Cinema, che come noi ha un'idea di cinema inteso come crescita culturale."


Quindi, chi gestisce lo Stardust si troverà per forza di cose a scegliere un film non tanto perché migliore di un altro, ma perché appartenente ad una società o meno. Inoltre, i film vengono spesso venduti a pacchetti. Se vuoi il nuovo Batman ti devi beccare anche Moccia. Se vuoi Spielberg, ti becchi la commedia adolescenziale. Ed ecco che una manciata di film viene spalmata su centinaia di sale, con la cara vecchia logica dell’occupazione di tutti gli spazi. Non importa se metà delle sale restano vuote, basta che si impedisca ad altri di partecipare al gioco.

I risultati sono abbastanza divertenti. Intanto, in questo nostro "libero" mercato, se fossi il gestore di una sala e trovassi un film artisticamente eccellente, ed economicamente conveniente, non è detto lo acquisterei. Se invece fossi un alieno ed atterrassi sopra lo Stardust, dando un’occhiata al cartellone dovrei concludere che in Africa, Australia, America Latina e nel resto dell’Europa non si produce neanche un film. Interi generi, come il documentario, sono perle rare da cercare in fondo all’oceano. E moltissime pellicole (alcune prodotte con il contributo dello Stato, e quindi pagate da tutti!) non raggiungono mai la sala.

Per fortuna qualcuno si organizza: voglio chiudere con una manciata di suggerimenti, segnalando chi non sta con le mani in mano e con molta fantasia ci fa vedere il lato invisibile del cinema (molto spesso gratis o ad un prezzo più basso dei circuiti tradizionali). FilmSpray è una rassegna cinematografica di film invisibili; SelfCinema è un’associazione che "adotta" i film, facendo acquistare il biglietto prima che questi arrivino in sala, e quindi pagando da sé la distribuzione. Infine, un interessante articolo su dove possiamo trovare i film non distribuiti in Italia, anche grazie ad internet.

Valerio

lunedì 4 maggio 2009

Coreingrapho: In Scroll We Trust


Odio i fumetti sul web.
Chiunque ama i fumetti sa che il piacere che se ne trae non è solo nella semplice lettura. E’ anche il piacere fisico e un po’ feticista di toccare le pagine, saggiarne la ruvidezza con le dita, ascoltarne il fruscio, affondare il naso tra le pieghe e odorarne colla e inchiostri.

Coreingrapho è un’officina, un laboratorio di fumetti nati e pensati per il web.
E lo adoro.
E’ nato nel gennaio del 2009 per “una passione e un’esigenza”, come si legge nella presentazione del progetto, “passione ed esigenza di fumetto”.
Il blog è un laboratorio aperto a chiunque voglia parteciparvi (e che abbia il talento necessario…).
Non ci sono limiti e tematiche e stili, ma tutti i fumetti lì pubblicati devono obbedire a un’unica regola: devono essere larghi al più 700 pixel. Nessun limite sulla lunghezza.
Basta visitare l’home page e scorrerla, scrollando verso il basso, per rendersi conto di cosa consiste il formato adottato.

Cosa ha di tanto particolare Coreingrapho da avermi fatto superare l’istintivo odio e rigetto per i fumetti letti su un freddo monitor?

Primo: il talento.
Credo di non esagerare nel paragonare l’atmosfera che si respira su Coreingrapho a quella del fumetto d’autore italiano degli anni ’70 e ’80. La cura seria e giocosa con cui sono trattati il disegno, il segno e le parole è naturale figlia delle riviste di quegli anni.

Secondo: il carattere internazionale.
Coreingrapho è nato da un'idea di autori italiani, ma è un'arena aperta che ospita anche autori stranieri: molti fumetti sono presenti in una doppia versione inglese/italiano.

Terzo: il mezzo.
I fumetti di Coreingrapho non mi fanno rimpiangere la carta perché in molti casi, non si tratta semplicemente di buoni fumetti, ma di buoni fumetti pensati esattamente per il web, per il formato particolare dei 700 pixel.
In casi come questo o questo si ha l’impressione di leggere una sorta di fumetto animato, come scorrendo una pellicola in cui la velocità dell’animazione e del succedersi delle scene è scelta dal lettore. Personaggi, frasi, scenari, pause, vuoti e pieni sono pensati per lo scrolling verticale. Le figure entrano nel campo visivo dal basso verso l’alto: è piacevole scoprile a mano a mano, centimetro per centimetro.
Si tratta di una fruizione del tutto peculiare, diversa da quella tipica dei fumetti cartacei. L’uso del mezzo è unico e coerente. Il contenitore influenza il contenuto. Il contenitore è il contenuto.


Forse addirittura si potrebbe parlare di un tipo del tutto nuovo di fumetto.
Un nuovo tipo di fumetto che merita di essere conosciuto.

Alessio

domenica 3 maggio 2009

Rassegna Stampa


Iniziamo questa rassegna stampa telematica con un interessante post trovato sul blog ilserpentedigaleno, specializzato in medicina. Ci racconta come con una spiegabilissima fretta sia iniziata la competizione tra le grandi aziende farmaceutiche per trovare e commercializzare il vaccino contro l'influenza suina. Le malattie sono un affare imperdibile, se da una parte è vero che non si risparmia mai sulla salute, e pur vero che c'è sempre qualcuno che ci guadagna sempre.

In germania a Marco Travaglio è stato consegnato il premio " Libertà di Stampa", conferito dall'associazione dei giornalisti tedeschi. Travaglio è stato premiato "per il suo coraggioso e instancabile impegno per la libertà di stampa in Italia" e "per la sua tenacia nel continuare a criticare anche là dove gli altri hanno rinunciato da tempo". Potete trovare la notizia, che si commenta da sola, sul sito di Micromega.

Interessantissimo l'editoriale dell'ultimo numero dell'internazionale sulla disevoluzione della sinistra italiana, firmata da Perry Aanderson, storico britannico e teorico della new left rewiew.

Notizie (tragiche) relative alla tutela ambientale ci arrivano invece dal blog sostenibile che ci parla del soffocamento del mare di Aral dovuto agli scarichi dell'ex-Urss. Il post si può trovare qui

Per quanto riguarda la sezione internazionale due sono gli articoli da vedere, uno relativo ad un tentativo di colpo di stato in Togo, riportato dalla BBC, mentre El Pais ci parla del caso di Hernando Calvo Ospina, intellettuale colombiano, che si è visto negare il transito nello spazio aereo degli stati uniti perchè non considerata persona desiderata, costringendo il volo, diretto in messico, a deviare fuori dagli States.

Per concludere segnaliamo il post di Terranauta riguardante l'iniziativa dell'Associazione dei Comuni Virtuosi chiamata Porta la Sporta, finalizzata a ridurre sprechi e consumi anche nella spesa quotidiana.