lunedì 22 giugno 2009

VIA COL VENTO

Ecco un'altra traduzione di un interessante studio dell'Economist sulla situazione energetica italiana.
Potete trovare l'originale qui.


VIA COL VENTO


L'Italia prova a liberarsi dall'energia importata, ma la strada da fare è ancora lunga.



Raggiungere la vetta nelle classifiche è solitamente un motivo d'orgoglio. Per l'Italia, che dipende dagli altri paesi per l'86% delle proprie necessità energetiche, prima fra tutti gli altri paesi del G8, abbandonare questo primato è una necessità di primaria importanza. Così quando Claudio Scajola, ministro dello sviluppo energetico si presentò al meeting con suoi colleghi del G8 come uno dei più forti sostenitori per gli investimenti nell'energia pulita, fu una sorpresa per tutti.


La produzione nazionale italiana di gas naturale è diminuita notevolmente nell'ultimo decennio, coprendo solamente il 12% del consumo dell'ultimo anno, mentre i 5,2 milioni di greggio pompati dagli oleodotti nazionali soddisfano solo il 7% del fabbisogno italiano. L'idro-elettricità, o carbone bianco, dalle dighe ( per lo più Alpine) era la più grande fonte domestica di energia. Ma da molti anni e stata eguagliata o superata dalle importazioni di elettricità dai paesi del nord. In un referendum del 1987 gli italiani hanno votato per la chiusura di tre centrali nucleari ancora in funzione.


Di fronte ad una cosi forte dipendenza dalle importazioni, l'Italia ha fatto uno sforzo per sfruttare le fonti rinnovabili che si trovano all'interno dei suoi confini. E' stata per molto tempo il leader europeo nel geotermico, utilizzando per creare energia elettrica il vapore prodotto naturalmente dalle rocce bollenti chilometri sotto terra a Lardarello, in Toscana. Le turbine di Lardarello hanno prodotto 5,5 terawatt orari e Unione Petrolifera, l'associazione delle compagnie petrolifere italiane, unica in Italia a pubblicare regolarmente previsioni sull'energia, crede che questa produzione possa crescere fino a 7,5 Twh nel 2020. Anche così, darebbe solo un piccolo contributo alla domanda totale, che nell'ultimo anno ammontava a 337.6 Twh.


Le prospettive sull'energia eolica sono ancora migliori. Dieci anni fa il contributo del vento nel soddisfare la domanda di energia era piccolo, ma negli ultimi anni le turbine italiane hanno prodotto più energia degli impianti geotermici. Sempre secondo unione petrolifera il vento potrebbe generare 20,5 Twh nel 2020, una produzione tre volte più grande di quella dell'ultimo anno, mentre le produzioni di energie elettrica dalle biomasse potrebbe quasi triplicare per lo stesso periodo.


L'Italia potrebbe non ottenere molto dal suo gas e dal suo petrolio, ma il sole non è mai in piccole dosi e questo potrebbe fornire la migliore prospettiva a lungo termine. Alle fine di quest'anno Enel, la compagnia energetica controllata dallo stato, metterà in servizio una centrale termo-solare da 5 megawatt che sfrutterà questa innovativa tecnologia. In questo settore Enel ha un record, avendo progettato e costruito il primo impianto termo-solare connesso alla rete nazionale più di 30 anni fa. Ha anche completato, nel 1999, la più grande istallazione di fotovoltaico italiana vicino Serre Persano, nel Salernitano. Spagna e Germania hanno recentemente livellato i propri finanziamneti all'energia solare, lasciando l'Italia tra i più generosi al mondo.


I finanziamenti sono cosi ricchi perchè le fonti rinnovabili sono molto costose e non sarebbero competitivi senza questi. Nomisma Energia, un think-tank di settore, stima che l'energia dal fotovoltaico costa alla produzione 0,40 centesimi per kilowatt ora. Inoltre ha stabilito che i prezzi di risosrse come il vento (0,07cent/kWh) e biomasse ( 0,08/kWh) sono più alti di altre fonti come il carbone ( 0,05 cent/kWh con il carbone a 60 dollari la tonnellata) o gas ( 0,06/kWh con il petrolio a 55 dollari al barile. Gli alti costi sono sopportati dagli consumatori. In Italia le tariffe sono più alte rispetto agli altri paesi europei, a causa dell'uso del gas naturale ma anche a causa della scarsa competitività. Economie di scale e migliorie tecnologiche stanno significando un abbassamento del costo del vento, colmando sempre di più il gap con l'energia fossile, specialmente se il prezzo europeo del carbone continua a crescere.

Ma Davide Tabarelli, amministratore di Nomisma Energia, afferma che le previsione di un boom dell'eolico e del solare sono più che ottimistiche e che l'Italia non raggiungerà l'obiettivo europeo del 12% di fornitura rinnovabile entro il 2010. Umberto Quadrino, il capo di Edison, la seconda impresa italiana, è d'accordo. Pensa che l'Italia dovrebbe ritornare sul proprio veto all'energia nucleare. Nel frattempo Enel sta investendo sulle centrali nucleari francesi, con il progetto di esportare l'energia prodotta in Italia. Inoltre già possiede reattori in Slovacchia.

Anche il governo spera di far riviver l'energia nucleare. Ma l'Italia è trattenuta da una prevaricante burocrazia. Il governo afferma che accelererà l'iter per poter costruire nuove centrali nucleari, ma i reattori dovranno affrontare una forte contestazione della popolazione, che preferisce gli impianti eolici e solari. Per il momento, la prima posizione nella classifica delle dipendenze energetiche sembra più che sicura.

giovedì 18 giugno 2009

Eventi culturali in arrivo a Roma


Iniziamo ancora un altro esperimento; poichè IndiMente ha nel suo statuto l'idea di promuovere attività culturali di interesse per la collettività, vogliamo approfittare del nostro blog per suggerirvi alcuni eventi che ci sembrano particolarmente interessanti nella città in cui l'associazione ha sede: Roma.

Queste sono alcune idee per i prossimi giorni. Da non sottovalutare: tutti gli eventi consigliati in questo post sono ad ingresso gratuito!

La rivista Meltin' Pot (www.meltinpotonweb.com) organizza la terza edizione del festival di cortometraggi, "Corti and cigarettes". Qui trovate un breve assaggio. L'evento è domenica 21 giugno al Caffè Fandango in Roma in Piazza di Pietra, 33.

La Casa del Cinema, invece, festeggia i 20 anni della Fandango, casa di produzione e distribuzione cinematografica fondata da Domenico Procacci, che ha regalato tante soddisfazioni al nostro cinema anche a livello internazionale. Ecco le informazioni sulla rassegna, che comincia con La stazione di Sergio Rubini, e si chiude con Gomorra di Matteo Garrone.

Da oggi, il Rialto - importante centro di creazione artistica, teatrale, musicale - propone, in collaborazione con la Casa del Parco in Valle dei Casali, una serie di spettacoli e concerti da accompagnare ad aperitivi biologici. La manifestazione si chiama Bioluminescenze - le lucciole esistono ancora. Ecco tutto ciò che vi serve sapere.

Infine, stasera 18 giugno al Globe Theatre c'è una serata di parole, musica e fotografia per Medici Senza Frontiere, per non dimenticare le tante crisi umanitarie che affliggono il mondo. Informatevi qui.

Buon divertimento!
E se visitate gli eventi che vi suggeriamo... lasciate un commento per farci sapere com'è andata!

lunedì 15 giugno 2009

LA MIA ITALIA TRISTE


Qui di seguito la traduzione in italiano dell'editoriale di Juan Arias, storico giornalista, scrittore e critico letterario spagnolo che per molti anni ha vissuto e lavorato in Italia. L'originale in spagnolo può essere trovato qui.

LA MIA ITALIA TRISTE

Un paese che è stato la bandiera della libertà e della cultura è presieduto oggi da un politico che censura la informazione che non gli interessa. Che è successo all'Italia? perchè è così difficile riconoscerla per chi ne è innamorato?

Ho vissuto in Italia più di quanto abbia vissuto in Spagna: più di 50 anni. A questo paese, che riunisce il 36% del patrimonio artistico del pianeta secondo l'Unesco, devo molto umanamente e culturalmente. In Italia, dove ho fatti i miei studi, dove ho respirato per la prima volto l'aria pura della libertà - arrivato molto giovane dal paese della censura, delle condanne a morte arbitrarie, dei partiti politici inesistenti - mi dettero la cittadinanza per meriti culturali. In Italia votai per la prima volta nella mia vita. Avevo più di 40 anni. In Spagna non si votava, si viveva semplicemente nel terrore.


Ricorderò sempre quella mattina nella quale, finalmente, ho potuto inserire la mia scheda elettorale nel segreto di una urna. Il mio voto, mi dissero, valeva mille. Erano delle elezioni nelle quali gli italiani iniziavano a stancarsi della politica, demotivati a votare. La RAI mi intervistò chiedendomi che sentiva uno spagnolo che per la prima volta poteva votare.

Parlai della mia forte emozione e mi spinsi oltre, chiedendomi a quelli che pensavano di astenersi di andare a votare per rispettare la sofferenza di tutti quegli anni nei quali io non l'avevo potuto fare. Mi chiamarono dalla radio per dirmi che migliaia di persone, incluso alcune famiglie intere, volevano che io sapessi che erano andati a votare per me.


In Italia ho potuto pubblicare quello che sarebbe stato impossibile nel mio paese. Mi aprirono le porte le riviste ed i giornali. Ho avuto il privilegio di conoscere, frequentare ed intervistare i personaggi della letteratura e dell'arte che fecero grande in quel momento il paese di Dante e Leonardo. Personaggi come Fellini, Sciascia, Italo Calvino, Pasolini; stilisti come Valentino, Armani, Missoni: a grandi impresari come Agnelli o Pirelli; a magnifici editori come Einaudi o Feltrinelli arrivando fino a degni politici come Moro o Berlinguer o valenti giudici come Falcone, con il quale conversai mesi prima del suo assassinio. Durante il mio incontro con Falcone ci circondava un gran numero di poliziotti armati fino ai denti e con le sirene spiegati. “ E' tutto teatro. Quando la mafia deciderà di uccidermi, lo farà.” mi disse il magistrato salutandomi con un mezzo sorriso triste. Lo uccisero.


Era quella l'Italia che amavo appassionatamente e nella cui lingua scrissi i miei primi libri. Fin quando arrivò Silvio Berlusconi. L'ho visto atterrare a Palermo, capitale della Sicilia, cuore della Mafia, in elicottero, come un dio pagano. Erano le sue prime elezioni. Pochi credevano che quell'istrione, che mai aveva lavorato in politica, in un paese tanto politicizzato come l'Italia, avrebbe potuto vincere. Io pronosticai sul giornale la sua vittoria.Vidi quella mattina a Palermo quasi mezzo milione di persona sollevando le braccia verso quell'elicottero che portava il Salvatore.


La mafia siciliana aveva cambiato bandiera. Aveva appena abbandonato la potente Democrazia Cristiana, fino allora sua padrona, per offrire il rispetto ed i suoi voti all'impresario del quale dicevano avesse il potere magico di creare posti di lavoro dal nulla. L'Italia in quel giorno entrò nel tunnel della degenerazione. E io me ne tornai in Spagna.


Ora vedo, come in un incubo, che gli italiani, che mi hanno introdotto al piacere della libertà di informazione e di espressione, devono leggere El Pais per poter conoscere le oscenità commesse da loro Cavaliere. Dove è finita quell'Italia che il mondo amava e ammirava?

L'Italia mi difese quando uno dei Governi di Franco tento di processarmi per un articolo pubblicato sul comportamento della Chiesa Spagnolo durante la dittatura militare. Mi chiamarono a Madrid. Mi ricevette l'allora ministro Giròn. A casa sua. Mi raccontò che un ministro aveva portato il mio articolo al consiglio dei Ministri esigendo la mia testa. Franco si limitò alla fine del Consiglio a chiamare il ministro Giròn e gli disse: “ Che lascino andare questo ragazzo, altrimenti ne faranno un martire in Italia. Però chiamalo e diglielo.” Era chiaramente una avvertimento mafioso. Così era allora la Spagna, così è oggi, o quasi, l'Italia.

Nelle mie notti senza sonno mi domando come ha potuto compiersi questa metamorfosi. Come è arrivato a questo la mia triste Italia di oggi. Posso farmi solo alcune domande dopo la mia lunga esperenza italiana. Perchè vinse Berlusconi per la prima volta, quando già circolava un libro sulle illegalità commesse come impresario edilizio a Milano? Perchè i socialisti di Bettino Craxi, che morì in esilio, ricercato per corruzione, quando arrivarono al potere permisero a Berlusconi di creare il suo impero televisivo contro tutte le norme costituzionali. Che fecero, o che cosa non fecero i comunisti, eredi del severo e onorato Berlinguer, quando dopo 40 anni di inseguimento al potere lo gestirono tanto male che gli italiano tornarono a chiamare Berlusconi? Come furono ingannati gli italiani? Perchè perdettero così presto l'essenza di quello che era stato il Partito Comunista più grande d'Europa, che riuniva sotto le sue ali protettrici e proteggeva dalla mediocrità della destra tutta l' intelligenza, l'arte e la cultura del paese? Un partito, insisto, che aveva come lider un Berlinguer sempre timido e nascosto, figlio legittimo della austera Sardegna, pero retto, degno e tanto amato che il giorno della morte si paralizzò la città di Roma e due milioni di persone se riversarono nelle strade come se la nazionale di calcio avesse vinto un mondiale.

A quei tempi ero un critico molto severo dell'allora potente Democrazia Cristiana, che era al potere da più di 40 anni e che si spense schiacciata dagli scandali della corruzione. Oggi, a tanti anni di distanza, devo riconoscere che quello che venne in seguito è peggio. E' alla vista di tutti. La Democrazia Cristiana, profondamente conservatrice, aveva tuttavia un profondo rispetto per la libertà d'espressione dei giornalisti. Conservo alcune lettere scritte con la calligrafia grande di Fanfani o quella minuta di Andreotti, entrambi più volte presidenti del consiglio. Ogni volta che scrivevo un articolo critico contro l'uno e contro l'altro, arrivava al mio ufficio a Roma un postino portandomi una di queste lettere, nelle quali mi ringraziavano di aver scritto su di loro.

Quando la Spagna stava per entrare nella Unione Europea, il ministro degli Esteri Italiano era Andreotti. Nell'ambasciata italiana a Madrid qualcuno più papista del Papa decise di fare uno studio sui miei articoli, concludendo che ero eccessivamente critico con i politici italiani. Chiamarono l'ambasciatore Spagnolo a Roma e, con evidente timbro mafioso, gli ricordarono che l'Italia era fondamentale affinchè la Spagna entri nella Comunità Europea e che i miei articoli non erano “apprezzati”.

La notizia arrivò a Andreotti, che ignorava il fatto. Quella mattina mi chiamò per offrirmi un intervista. Mi ricevette con le braccia aperta. Non si parlò dello scandalo suscitato dalla ambasciata italiana a Madrid. Mi raccontò aneddoti inediti sul suo rapporto con l'allora papa Giovanni Paolo II. Mi disse che il papa lo invitava a volte a mangiare o a cenare con lui e addirittura ad assistere alla messa nella sua cappella privata. Prima di salutarmi mi autografò un libro con queste parole. “ Al mio caro collega giornalista Juan Arias, con amicizia”. Andreotti si vantava sempre di essere giornalista di professione. Alla porta mi disse: “ La Spagna sarà molto importante nella comunità europea. Io la appoggerò.” Lo fece.

Andreotti, tuttavia, era solito dire che ai politici spagnoli mancava “finezza”. Tristemente, a chi manca oggi finezza è a tanti politici italiani, iniziando dal suo presidente e della sua corte faraonica, che hanno orrore e panico dell'informazione libera.

Forse non è vero che agli italiani piaccia tanto Berlusconi, - per lo meno agli italiani che conosco – forse il problema è che neanche gli piacciono gli altri politici. A questi altri io ho dato il primo voto della mia vita. Cosa triste, come direbbe Saramago.

giovedì 11 giugno 2009

BERLUSCONI PROSSIMO VENTURO


Il seguente post è la riflessione di un membro dell'associazione e non necessariamente rispecchia la filosofia di IndiMente, essendo il presente blog in primis un luogo di dibattito nella spirito della partecipazione sul quale IndiMente statuto, apartitica e apolitica per statuto, ha un compito di mera moderazione.

Prendo un fertile spunto dal precedente post di Diego per sviluppare un tema che esula dal mero fatto politico ma che si presta facilmente a risvolti economici e culturali inopportunamente, finora, ignorati.
Il tema del "berlusconismo", che tanto ha infiammato la stampa straniera tanto da avere addirittura un riflesso sulla torbida informazione italiana, viene sempre più spesso e non dubito volontariamente riportato come un fatto "politico" in senso stretto ed in seconda analisi, come una fetta di mondanità che avvince e avvolge il nostro paese.
Ma in un paese ideologicamente confuso, se non assente, spesso il rapporto causa-effetto viene invertito o nei più dei casi completamente ignorato.
Lo scandalosità del candidare veline e frequentare minorenni, l'indignazione sollevata si annichilisce in un paese che ha un sistema immunitario indebolito dalle malattie croniche e dai fuochi di sant'antonio passeggeri. Allora bisognerebbe ragionare sul perchè questo è accaduto, sul perchè viene tollerato ( perchè così è, tollerato) bonariamente l'atteggiamento di un premier che in altri paesi sarebbe di una inaudita gravità penale prima che politica.
Al di fuori dell'inutile dibattito di partito, le reali domande da porre sono: perchè lo fa? Perchè il suo entourage politico glielo lascia fare?
Rispondere alla prima domanda è da una parte facile, dall'altra parte potrebbe essere superficiale. Il personalismo del premier, la sua attitudine masanelliana di impersonificare l'emotività del suo elettorato, di saperla gestire ed attraverso il voyerismo stuzzicarlo fino all'ammirazione incondizionata può essere parte (minima) della risposta. La verità è più nascosta, ma evidente a chi non è soddisfatto di quanto sopra. La volontà politica, sociale e culturale del berlusconismo, che solo in minima parte è rappresentato dal Presidente del Consiglio stesso, è quella di ridicolizzare lo stesso strumento politico stesso, di svuotarlo di ogni suo potenziale "normalizzante", di scardinare la già flebile speranza dell'Italia di essere un paese non dico democratico, ma legittimato ad essere chiamato tale.

Le prove di questo piano sono molte, e sono tutte in negativo. In Italia non c'è un progetto economico solido. Si è confuso da tempo ( anche per colpa della Sinistra) il liberismo con il permissivismo, lasciando che evasione fiscale, appaltismo sfrenato e indulti vari colpissero la stessa credibilità dello stato, che da sempre si basa sulla solidità e sulla ineluttabilità dello strumento repressivo. In uno stato vuoto si è scatenato il virus della noncuranza, dell'impunibilità che da tempo già risiedeva nei focolai camorristici e mafiosi del sud così come nella "virtuosa" imprenditoria italiana, che non rischia ( i soldi sono sempre delle banche) e per lo più ruba (ai loro azionisti).

In questo declino l'unico appiglio della dignità, prima che della sopravvivenza del paese, era l'organo rappresentativo, il Parlamento, che avrebbe dovuto fermare questa clivio inesorabile. E qui entra il gioco la grande invenzione del berlusconismo, che ripeto non è stato inventato ad Arcore, cioè quello di ridicolizzarlo, di colpirlo nella sua credibilità. Se c'è chi pensa che la casta, cosi come il grillismo spicciolo, abbia nociuto all'ordine stabilito, si sbaglia e purtroppo di grosso. A questo serve candidare veline, cantanti, ex principi e avvocati di scuderia. Serve a comunicare un messaggio chiaro e lampante: il Parlamento ( europeo, italiano, regionale, provinciale, comunale) non serve a nulla ed è più utile riempirlo di gente vuota che abbia la unica capacità di premere un pulsante. Quali temi politici si affrontano in Italia? Nessuno. Il parlamento non parla, ubbidisce ad un numero esiguo di persone. In Spagna si parla di aborto, in Francia di immigrazione, in Inghilterra, udite udite, si prendono sul serio gli scandali. In italia non ci sono dibattiti politici se non meramente diversivi. Il partito è svuotato completamente dalla sua funzione ideologica-costruttiva ed è diventato un ponte tra politica ed affari. Lo era anche prima, probabilmente, ma ora è solo quello. Mettere come ministro la Gelmini, la Carfagna, oppure Bondi o Alfano vuol dire beffarsi apertamente della istituzionalità, lasciando trasparire la sua debolezza, della sua superficialità.

Ma a che pro? E' una domanda che spesso viene lasciata senza risposta. Perchè un uomo di 72 anni dovrebbe tenere in piedi (visibilmente a fatica) un circo che ha raggiunto dimensioni colossali? La risposta anche qui può essere terribilmente superficiale. La sopravvivenza politica è chiaramente insufficiente a spiegare questo fenomeno. Forza Italia, come ora il PdL, sono chiaramente degli strumenti che hanno un fine. Ma quale? Partendo dall'evidente piduismo si arriva alla vera necessità di questo piano sociale e culturale, prima che politico. Cioè quella di mantenere in piedi un ordine costituito fatto di incroci mafiosi, imprenditoriali, politici che arricchiscono pochi, sempre gli stessi, ed impoveriscono i più. Una necessità che in un paese lineare, con le istituzioni a pieno motore, sarebbe impossibile da superare. Ma finchè saremo attratti dalle ballerine in perizoma a villa Certosa, tutto questo continuerà inesorabilmente a esistere, ad evolversi a radicarsi.
Precedentemente ho detto che il Berlusconismo non è un invenzione di Berlusconi. Con questo voglio rispondere alla seconda domanda, cioè sul perchè gli altri politici glielo lasciano fare. Qui una risposta semplice è abbastanza esaustiva. perchè sono corrotti o, ancor più drasticamente, sono creati dal nulla come i cloni di Guerre Stellari ed esistono solo per obbedire agli ordini. Si esauriscono in questo e si tengono ben lontani dal rompere la monotonia, visto che i soldi che hanno pagato o i favori che hanno fatto per ricoprire il ruolo pubblico sono stati abbastanza onerosi. I poteri istituzionali, che formalemente in Italia esistono e qualitativamente sono i più definiti di tutti i paesi occidentali, non servono a nulla se non vengono esercitati.

I suoi alleati politici sono si a traino del suo personalismo, ma non bisogna sottovalutare i progetti di chi ha sempre accompagnato l'ascesa di Berlusconi. Sanno che creerà un vuoto, già per la maggior parte lo ha creato. E prima o poi Berlusconi si eclisserà, è uno dei lati negativi dell'essere mortale, e quel vuoto da chi verrà occuapato? Quali sono i partiti in ascesa? La lega, un partito sostanzialmente razzista e territoriale e l'Italia dei Valori, un partito giustizialista e senza un disegno politico economico ad ampio respiro.
E' un vuoto troppo appetitoso per poterlo lasciare a facili moralismo ed a battaglie campali. Anche un partito di centro come il partito democratico sa benissimo che la sua trasformazione anti-ideologica, il suo allontanamento da un area politica ben definita gli permetterà di approfittare del ricco banchetto. E' conveniente per tutti lasciare che il deserto avanzi, perchè senza regole i più forti ( i partiti, gli imprenditori, i camorristi) vincono senza replica.

Cosa fare? Non è vero che non si può fare nulla. Si può ridare autonomia dalla politica,ma bisogna partire dal basso. Attraverso l'impegno individuale, per amore del paese e per amore del proprio futuro. Il potere del voto è importante, è il sangue che regaliamo con troppa benevolenza ai vampiri di questo stato. Partire dal proprio comune, dalla propria circoscrizione, impegnarsi civilmente prima che politicamente, lasciare poco giogo al carrierismo, e sopratutto, fare le cose per bene.
Le associazioni, i gruppi d'opinioni, la società civile meritano più di questa rappresentanza. Agire con inteligenza, diffidare dall'informazione, indignarsi e costruire i propri progetti con le proprie mani. Solo così la politica tornerà nelle mani dei cittadini, solo così potremo tirarla nuovamente a noi.

FG

mercoledì 10 giugno 2009

Sbarramenti e referendum


E' giunta l'ora di dire basta e uscire dal silenzio. Credo che sia giusto farlo ora perchè mai come oggi credo la democrazia in Italia stia fallendo, di pari passo alla crisi del capitalismo.

Quando al posto delle ideologie politiche da attuare si sono sostituite sigle che in realtà dovrebbero già essere garantite dalla costituzione, ovvero la democrazia e la libertà nei nomi dei due maggiori partiti Italiani, ho capito che ci doveva essere qualcosa sotto di bizzarro quanto pericoloso.

La legge che ha consentito al 13,81% degli italiani votanti (ovvero il 3% circa in più della Lega, terzo partito in Italia) di non essere rappresentato al parlamento europeo è una legge proposta e stranamente approvata in fretta e furia dalla stragrande maggioranza di Camera e Senato il 18 febbraio 2009.

Praticamente meno di 4 mesi fa: 230 voti a favore, 15 contrari e 11 astenuti.
La relazione della I commissione permanente del Senato, a firma dei senatori Ceccante del PD e Malan del PDL è del 13 febbraio 2009, quando il segretario del PD era ancora Veltroni, che si dimetterà guarda caso proprio il giorno
precedente all'approvazione definitiva, ovvero il 17 febbraio. Sfido chiunque ad aver letto o ascoltato notizie sull'approvazione di questa legge antidemocratica in quei giorni. Si parlava solo delle dimissioni di Veltroni e dei papabili eredi al trono.

A tutti faceva comodo che non si parlasse di questa approvazione poichè come è risultato rende nulli i voti di 4.236.629 Italiani. Pensate che la tanto acclamata vittoria della Lega si ferma a 3.124.557 voti: un milione centododicimila settantadue voti, persone, uomini in più che dovrebbero avere la stessa dignità, la stessa opportunità di far valere la loro preferenza all'interno del parlamento europeo non possono perchè il PD e il PDL d'accordo hanno deciso che in Italia si debba votare esclusivamente per due partiti. Ma è democrazia questa? E quale libertà? Quella di votare per un grigio sbiadito in alternativa ad un grigio scuro, ed entrambi che all'occorrenza si fanno le leggi per conto proprio? Questa si chiama dittatura, questa si chiama ingiustizia sociale.

C'è un partito in Italia di persone per la maggior parte di sinistra (9,45%), antifascista, laico, ambientalista, fatto di elettori che sognano un Paese migliore, che affronti riforme sociali, politiche umane per uscire dalla crisi del capitalismo, che non vogliono piegarsi alla politica del più forte, del sultano di Arcore o del partito che si dice democratico e propone e vota leggi antidemocratiche.

Questo partito non è rappresentato nè al parlamento europeo nè al parlamento italiano, perchè non può esistere un'opposizione sociale. Un'opposizione su tematiche serie che parta dal basso, dal voto di quei 4.236.629 insoddisfatti del bipolarismo e schifati dal bipartitismo che ci vogliono imporre con il referendum dei prossimi 21 e 22 giugno (ai quali io vi imploro di non andare a votare).

Ci chiedono infatti di votare per avere definitivamente una oligarchia o meglio un duopolio del potere nel nostro paese, con da una parte il male assoluto (ex-fascisti, leghisti e piduisti a non finire) e dall'altra i meno peggio, per la maggior parte democristiani.

Come Franceschini, che prima delle elezioni ha dichiarato che l'avversario politico racconta balle da 15 anni, che è diseducativo, ma che nel secondo governo Prodi - quando nel programma dei primi 100 giorni si sarebbe dovuta attuare la legge sul conflitto d'interessi che avrebbe reso Berlusconi ineleggibile - non si è battuto al fianco dei Verdi, IdV, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani per l'attuazione di questa. E pensare che il PD (l'allora Ulivo) per ben due volte al governo non ha fatto niente, nonostante le sollecitazioni del popolo di sinistra e dei partiti minori.

Questo è ciò a cui stiamo andando incontro, la vera deriva democratica ad opera del "Popolo della libertà" e del "Partito Democratico".

Diego Galuppi

domenica 7 giugno 2009

Rassegna Stampa


El Pais continua a riempire il vuoto informativo e critico sulla vicenda delle foto sarde del premier Silvio Berlusconi. Due ottimi articoli, il primo Marco Travaglio, il secondo di Filippo di Giacomo, sacerdote ed analista della Stampa, che approfondisce sociologicamente il fenomeno di Berlusconlandia.
Riportiamo ancora una volta la nostra traduzione dell'editoriale del pais che ha accompagnato la pubblicazione delle ormai celebri foto. Lo riproponiamo perchè, a differenza di molti articoli che sono usciti sulla stampa italia, insiste molto sulla valenza politica del fare giornalismo insistendo sulle contraddizioni e bugie di chi
governa.
Rimanendo nell'attualità, Presseurop ci riporta un interessante approfondimento sull'alta astinenza dei cittadini europei alle elezioni per il parlamento dell'Unione, investigando sui motivi del progressivo disinteresse attorno alle scelte politiche di Strasburgo.
Peacereporter, sito da sempre in prima linea sulle vicende relative ai diritti umani ed alle vicende di guerra, ci parla della recente commissione dell'esercito di nuovi elicotteri da guerra ad una azienda americana controllata da Finmeccanica, per un esborso difficilmente giustificabile di 900 milioni di euro di soldi pubblici. Ecco l'articolo.
La Stampa ci parla invece della incredibile storia della "smaterializzazione" dei fondi pubblici della ricerca, spariti grazie ad un dubbio virtuosismo contabile.
Per ultimo riportiamo una vicenda recentemente avvenuta a Roma, dove all'università di Roma Tre, facoltà di Scienze Umanistiche, una conferenza relativa al prossimo G8 è stata "rinviata" da un blitz della polizia in uniforme anti-sommossa. Ecco l'agenzia relativa al fatto.

venerdì 5 giugno 2009

Breve introduzione ad uno studio: Bob Dylan e il Black English


Ospitiamo con piacere un post diverso dai precedenti, a cura di un nuovo collaboratore del blog. Si tratta dell'introduzione ad uno studio, ed ha quindi con un taglio meno giornalistico e più saggistico. Resta inoltre aperto ad una continuazione futura, con le successive "puntate". Buona lettura!

Nei giorni scorsi mi sono dedicato alla lettura di un saggio d'impronta storico-linguistica, “Il Black English”, scritto da Sara Antonelli e contenuto nel libro La babele americana. Lingue e identità negli Stati Uniti d'oggi. La mia intenzione in questo post è quella di definire in poche righe un “oggetto” d'interesse. Esso riguarda il (presunto ma verificabile) legame che intercorre tra il Black English e la scrittura di Bob Dylan. Certo è necessario spendere qualche parola per definire il territorio proiettivo (e la sua ampiezza) del Black English, ossia capire di cosa si tratta.

Il Black English non è l'Inglese parlato dai neri tout court, non è una lingua vernacolare “minore” (per intenderci un dialetto) tanto meno un idioletto, non è una variante dell'Inglese ufficiale nato nei ghetti neri odierni. Sara Antonelli disvela la paradossale e, proprio per questo, pericolosa misconoscenza che circonda (anche attraverso i suoi baluardi della linguistica, della letteratura, della politica) la realtà complessa del Black English. Esso si potrebbe definire come il luogo totale (nel senso che non può essere circoscritto per categorie esclusive) e fondamentale in cui si è definita, si definisce e si continuerà a definire la posizione delle forze in campo nel conflitto identitario psico-sociale degli Stati Uniti d'America. Come detto non è possibile spingersi troppo oltre in un ulteriore verifica argomentata di questa precisa posizione, né è possibile discutere in questa sede delle convergenze all'origine del Black English. Naturalmente bisogna chiarire il fatto che ad un puro livello tassonomico gli Stati Uniti d'America presentano molte e diverse realtà linguistiche (nonostante non sia questa l'impressione e l'immagine con la quale siamo abituati a confrontarci), ma nella maggior parte dei casi sono solo variazioni dell'Inglese ufficiale, variazioni “locali”, spiegabili anche alla luce della vastità del territorio.

Il Black English, invece, paradossalmente riguarda gli U.S.A. ad un livello plurimo e indispensabile: come giustamente afferma James Baldwin, uno dei maggiori scrittori e pensatori dell'America contemporanea “dunque io non so proprio come parlerebbero gli americani se negli U.S.A. non ci fossero mai stati i neri, ma di certo non parlerebbero come parlano adesso” (Baldwin 1979).

Come parlerebbe Bob Dylan dato che il Black English costituisce un'evidenza della sua scrittura (che vale non meno di quella di Baldwin che è nero – ma questa posizione andrebbe chiarita) e un serbatoio per il suo immaginario? È possibile isolare o sostituire con equivalenti linguistici (standard) le tracce della presenza del Black English nella scrittura di Bob Dylan? O forse essi assumono una certa significazione soltanto nella relazione con elementi linguistici e/o topici altri? Come, a voler semplificare, funziona il Black English (la sua tradizione) all'interno dell'opera di uno dei massimi cantautori americani contemporanei? Come agisce quest'ultimo, se lo fa, su quel sistema (aperto/chiuso) che è il Black English? Non dimentichiamo che Bob Dylan, soprattutto nel suo secondo decennio d'attività (1966-1976) prima dei concerti si truccava spesso con il cerone, e questo è testimoniato anche da alcune foto (cfr. quelle presenti nel "Diario del Rolling Thunder" di Sam Shepard, tradotto dalla stessa Sara Antonelli in una rinnovata edizione del 2005); con questo voglio dire che è possibile tentare di avvicinare il travestimento di Dylan al travestimento del minstrel show - uno spettacolo comico sviluppatosi nell'America schiavista interpretato da attori bianchi che interpretavano dei neri truccandosi con il nerofumo - e conseguentemente a quello dei neri che imitavano gli attori bianchi del minstrel show riproducendo, ribaltandola, la “forma” discriminatoria della loro performance.

È chiaro che il linguaggio (come sistema in divenire e anzi proprio in virtù di ciò) costituisce il mezzo, il luogo e il momento privilegiato nell'accesso alle forme di potere, nella (auto)determinazione sociale dell'individuo e/o di gruppi di individui e nella definizione degli “oggetti” all'interno dello spazio pubblico. È attraverso il linguaggio (esattamente attraverso un discorso portato sul linguaggio) che il minstrel show, tenta di definire (psichicamente) lo statuto del Corpo bianco attraverso la messa in scena (spettacolare) del Corpo nero, attraverso la collocazione di entrambi i corpi all'interno di una gerarchia bio-culturale. Un discorso sul Black English è ciò che il minstrel show porta avanti in forma di brevi sketch.

Simone

Berlusconi a nudo

Proponiamo la traduzione dallo spagnolo dell'editoriale di El Paìs di oggi, 5 giugno.


Berlusconi a nudo.


Le immagini non rivelano la privacy del primo ministro, ma la sua deriva autoritaria.

Che Silvio Berlusconi non si sbagli: la stampa democratica rispetta la sua intimità, è lui che continua a metterla in discussione. Perché la pubblicazione delle fotografie delle sue feste private non obbedisce ad un tentativo di mettere in dubbio la sua morale come cittadino, ma al proposito di dimostrare che lui, come primo ministro, sta cercando di trasformare lo spazio della politica democratica in un semplice prolungamento delle sue relazioni
di amicizia e dei suoi intrattenimenti.

Questo è esattamente ciò che - secondo le sue stesse dichiarazioni - ha fatto, elaborando le liste elettorali del suo partito, e persino assegnando le responsabilità di Governo. E va anche menzionato l'utilizzo delle risorse che lo Stato mette a disposizione del primo ministro per rispondere alle proprie responsabilità istituzionali. Trasportare invitati a feste private non è il compito degli aerei ufficiali, poco importa che si tratti di ballerine o presentatrici televisive. E il fatto che il primo ministro abbia fatto approvare nel 2008 una legge che apre i voli di Stato a qualsiasi accompagnatore non gli offre una copertura giuridica, al contrario evidenza un flagrante abuso di potere.

La stampa italiana ha denunciato lo scandalo, e la risposta del primo ministro non consiste solamente nel negare o banalizzare i fatti, presentandosi come un paterno protettore di ragazze nelle quali assicura di apprezzare speciali talenti artistici o politici. Ricorrendo alla confusione tra gli interessi pubblici e privati, Berlusconi ha provato, inoltre, a gettare discredito su cittadini che, come la sua stessa moglie, erano in condizione di corroborare le denunce. Questo tipo di pressione è la prova che, sotto Berlusconi, la libertà di espressione è minacciata. La giustizia italiana ha sequestrato, d'altronde, l’intero archivio del fotografo che ha scattato le immagini.

Con questo scandalo Berlusconi resta nudo, non come cittadino, ma come politico. Se finora i suoi eccessi erano stati presi scherzosamente, oggi esistono nuovi e potenti motivi per avvertire che ciò che il primo ministro sta mettendo in gioco è il futuro dell'Italia come Stato di diritto. E un'Italia che scivoli sul pendio verso il quale la sta trascinando Berlusconi non è solo un motivo di preoccupazione per gli italiani, ma per tutti gli europei.

Fonte: http://www.elpais.com/articulo/opinion/Berlusconi/desnudo/elppgl/20090605elpepiopi_2/Tes

lunedì 1 giugno 2009

Presseurop


Al posto della rassegna stampa settimanale vogliamo, per questa volta, celebrare la recente nascita di un sito d'informazione che congiunge gli sforzi di quattro importanti testate giornalistiche europee: l'italiano Internazionale, il francese Courrier International, il suo corrispettivo portoghese ed infine il polacco Forum. Presseurop si propone come il primo giornale a respiro europeo, un format nuovo e forse necessario, vista la prossimità delle elezioni europee e la sempre più evidente indifferenza dei cittadini continentali alle vicende del parlamento di Strasburgo, testimoniata da un astensione che alle prossime tornate elettorali rischia di toccare il picco del 60%.
Inoltre la scelta di pubblicare articoli non troppo lunghi, ma allo stesso tempo di affiancare quasi sempre allo stesso articolo un approfondimento sul tema è una scelta redazionale non indifferente, perchè permette di coinvolgere lettori che appartengono a diverse fasce di interesse. Articoli dedicati ad avvenimenti o analisi relativi ad i vari paesi dell' Unione, trattando però temi trasversali a tutti gli stati membri.
La fruibilità, già ottimale, è resa in qualche modo universale dalla possibilità di leggere gli articoli in tutte le lingue dell'Unione Europea, scavalcando la vernacolarità dei siti nazionali ed il monopolio linguistico dell'inglese.
Presseurop è un sito informativo che per la prima segna la distanza rispetto ad una informazione on line che rischiava di arenarsi sulle vicende nazionali e che apre, ad ampio respiro, la visione del lettore su tutta l'Europa, il vero banco di confronto del progresso.
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