giovedì 11 giugno 2009

BERLUSCONI PROSSIMO VENTURO


Il seguente post è la riflessione di un membro dell'associazione e non necessariamente rispecchia la filosofia di IndiMente, essendo il presente blog in primis un luogo di dibattito nella spirito della partecipazione sul quale IndiMente statuto, apartitica e apolitica per statuto, ha un compito di mera moderazione.

Prendo un fertile spunto dal precedente post di Diego per sviluppare un tema che esula dal mero fatto politico ma che si presta facilmente a risvolti economici e culturali inopportunamente, finora, ignorati.
Il tema del "berlusconismo", che tanto ha infiammato la stampa straniera tanto da avere addirittura un riflesso sulla torbida informazione italiana, viene sempre più spesso e non dubito volontariamente riportato come un fatto "politico" in senso stretto ed in seconda analisi, come una fetta di mondanità che avvince e avvolge il nostro paese.
Ma in un paese ideologicamente confuso, se non assente, spesso il rapporto causa-effetto viene invertito o nei più dei casi completamente ignorato.
Lo scandalosità del candidare veline e frequentare minorenni, l'indignazione sollevata si annichilisce in un paese che ha un sistema immunitario indebolito dalle malattie croniche e dai fuochi di sant'antonio passeggeri. Allora bisognerebbe ragionare sul perchè questo è accaduto, sul perchè viene tollerato ( perchè così è, tollerato) bonariamente l'atteggiamento di un premier che in altri paesi sarebbe di una inaudita gravità penale prima che politica.
Al di fuori dell'inutile dibattito di partito, le reali domande da porre sono: perchè lo fa? Perchè il suo entourage politico glielo lascia fare?
Rispondere alla prima domanda è da una parte facile, dall'altra parte potrebbe essere superficiale. Il personalismo del premier, la sua attitudine masanelliana di impersonificare l'emotività del suo elettorato, di saperla gestire ed attraverso il voyerismo stuzzicarlo fino all'ammirazione incondizionata può essere parte (minima) della risposta. La verità è più nascosta, ma evidente a chi non è soddisfatto di quanto sopra. La volontà politica, sociale e culturale del berlusconismo, che solo in minima parte è rappresentato dal Presidente del Consiglio stesso, è quella di ridicolizzare lo stesso strumento politico stesso, di svuotarlo di ogni suo potenziale "normalizzante", di scardinare la già flebile speranza dell'Italia di essere un paese non dico democratico, ma legittimato ad essere chiamato tale.

Le prove di questo piano sono molte, e sono tutte in negativo. In Italia non c'è un progetto economico solido. Si è confuso da tempo ( anche per colpa della Sinistra) il liberismo con il permissivismo, lasciando che evasione fiscale, appaltismo sfrenato e indulti vari colpissero la stessa credibilità dello stato, che da sempre si basa sulla solidità e sulla ineluttabilità dello strumento repressivo. In uno stato vuoto si è scatenato il virus della noncuranza, dell'impunibilità che da tempo già risiedeva nei focolai camorristici e mafiosi del sud così come nella "virtuosa" imprenditoria italiana, che non rischia ( i soldi sono sempre delle banche) e per lo più ruba (ai loro azionisti).

In questo declino l'unico appiglio della dignità, prima che della sopravvivenza del paese, era l'organo rappresentativo, il Parlamento, che avrebbe dovuto fermare questa clivio inesorabile. E qui entra il gioco la grande invenzione del berlusconismo, che ripeto non è stato inventato ad Arcore, cioè quello di ridicolizzarlo, di colpirlo nella sua credibilità. Se c'è chi pensa che la casta, cosi come il grillismo spicciolo, abbia nociuto all'ordine stabilito, si sbaglia e purtroppo di grosso. A questo serve candidare veline, cantanti, ex principi e avvocati di scuderia. Serve a comunicare un messaggio chiaro e lampante: il Parlamento ( europeo, italiano, regionale, provinciale, comunale) non serve a nulla ed è più utile riempirlo di gente vuota che abbia la unica capacità di premere un pulsante. Quali temi politici si affrontano in Italia? Nessuno. Il parlamento non parla, ubbidisce ad un numero esiguo di persone. In Spagna si parla di aborto, in Francia di immigrazione, in Inghilterra, udite udite, si prendono sul serio gli scandali. In italia non ci sono dibattiti politici se non meramente diversivi. Il partito è svuotato completamente dalla sua funzione ideologica-costruttiva ed è diventato un ponte tra politica ed affari. Lo era anche prima, probabilmente, ma ora è solo quello. Mettere come ministro la Gelmini, la Carfagna, oppure Bondi o Alfano vuol dire beffarsi apertamente della istituzionalità, lasciando trasparire la sua debolezza, della sua superficialità.

Ma a che pro? E' una domanda che spesso viene lasciata senza risposta. Perchè un uomo di 72 anni dovrebbe tenere in piedi (visibilmente a fatica) un circo che ha raggiunto dimensioni colossali? La risposta anche qui può essere terribilmente superficiale. La sopravvivenza politica è chiaramente insufficiente a spiegare questo fenomeno. Forza Italia, come ora il PdL, sono chiaramente degli strumenti che hanno un fine. Ma quale? Partendo dall'evidente piduismo si arriva alla vera necessità di questo piano sociale e culturale, prima che politico. Cioè quella di mantenere in piedi un ordine costituito fatto di incroci mafiosi, imprenditoriali, politici che arricchiscono pochi, sempre gli stessi, ed impoveriscono i più. Una necessità che in un paese lineare, con le istituzioni a pieno motore, sarebbe impossibile da superare. Ma finchè saremo attratti dalle ballerine in perizoma a villa Certosa, tutto questo continuerà inesorabilmente a esistere, ad evolversi a radicarsi.
Precedentemente ho detto che il Berlusconismo non è un invenzione di Berlusconi. Con questo voglio rispondere alla seconda domanda, cioè sul perchè gli altri politici glielo lasciano fare. Qui una risposta semplice è abbastanza esaustiva. perchè sono corrotti o, ancor più drasticamente, sono creati dal nulla come i cloni di Guerre Stellari ed esistono solo per obbedire agli ordini. Si esauriscono in questo e si tengono ben lontani dal rompere la monotonia, visto che i soldi che hanno pagato o i favori che hanno fatto per ricoprire il ruolo pubblico sono stati abbastanza onerosi. I poteri istituzionali, che formalemente in Italia esistono e qualitativamente sono i più definiti di tutti i paesi occidentali, non servono a nulla se non vengono esercitati.

I suoi alleati politici sono si a traino del suo personalismo, ma non bisogna sottovalutare i progetti di chi ha sempre accompagnato l'ascesa di Berlusconi. Sanno che creerà un vuoto, già per la maggior parte lo ha creato. E prima o poi Berlusconi si eclisserà, è uno dei lati negativi dell'essere mortale, e quel vuoto da chi verrà occuapato? Quali sono i partiti in ascesa? La lega, un partito sostanzialmente razzista e territoriale e l'Italia dei Valori, un partito giustizialista e senza un disegno politico economico ad ampio respiro.
E' un vuoto troppo appetitoso per poterlo lasciare a facili moralismo ed a battaglie campali. Anche un partito di centro come il partito democratico sa benissimo che la sua trasformazione anti-ideologica, il suo allontanamento da un area politica ben definita gli permetterà di approfittare del ricco banchetto. E' conveniente per tutti lasciare che il deserto avanzi, perchè senza regole i più forti ( i partiti, gli imprenditori, i camorristi) vincono senza replica.

Cosa fare? Non è vero che non si può fare nulla. Si può ridare autonomia dalla politica,ma bisogna partire dal basso. Attraverso l'impegno individuale, per amore del paese e per amore del proprio futuro. Il potere del voto è importante, è il sangue che regaliamo con troppa benevolenza ai vampiri di questo stato. Partire dal proprio comune, dalla propria circoscrizione, impegnarsi civilmente prima che politicamente, lasciare poco giogo al carrierismo, e sopratutto, fare le cose per bene.
Le associazioni, i gruppi d'opinioni, la società civile meritano più di questa rappresentanza. Agire con inteligenza, diffidare dall'informazione, indignarsi e costruire i propri progetti con le proprie mani. Solo così la politica tornerà nelle mani dei cittadini, solo così potremo tirarla nuovamente a noi.

FG

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Certamente questo intervento come ogni intervento tentano (o soffrono il tentativo) di avvicinarsi alla realtà dei fatti. Quell'oggetto che costantemente si cerca di definire. Che tipo di relazioni con il prossimo prefiguriamo nel nostro futuro? Io credo che prima delle risposte vengano le domande. Perchè mi pare che il problema del cambiare le cose, dell'impegno civile passi per la ridefinizione dei luoghi di scambio sociale. A me interessa poco e provo una sincera riluttanza nell'avvicinarmi alla circoscrizione del municipio in cui vivo. Provo un senso di diniego nell'immaginare la mia voce "politica" al parlamento, a Porta a Porta, nelle sedi d'etichetta partitica. Dunque d'accordo con FG da questo capo del filo devo divergere nell'idea di azione che mi suggerisce: il voto, il comune, la circoscrizione, il fare le cose per bene. Mi sembra che le modalità dell'azione debbano essere deferite al senso individuale, come tra l'altro FG afferma. (José Saramago immaginava una città in cui la maggioranza dei cittadini votava scheda bianca e nessuno di loro era organizzato all'interno di partiti o gruppi sociali "di rivolta"). Se non è possibile vivere al di fuori delle "strutture" almeno è possibile sostituirle altrimenti finiremo per vivere una politica da televoto. Possibile che siano questi i sogni di molta gente in Italia oggi? FG o Io siamo in grado di cambiare i sogni di molta gente? Voglio dire che mi interessa poco di Berlusconi, voglio dimenticarlo, voglio dimenticare tutta questa marmaglia di porci (mi scuso con i suini), voglio pensare alle mie relazioni prossime e dirette, ho sempre creduto che il mio impegno potesse risultare più efficace in contesti a misura d'uomo piuttosto che in grandi partiti, per cui l'Italia sembra stia andando in una direzione completamente opposta a quella che immagino. Se qualcuno mi chiedesse come agirei io risponderei: "In nessun modo ", perchè non c'è un modo particolare di agire, provare a cambiare significa desiderare per cui è inutile spingere le persone a fare questo o a fare quello, se non c'è il desiderio dell'Altro (il diverso), in cui inevitabilmente risiede il cambiamento, non c'è alcuna possibilità di movimento, il movimento non nasce dal capire cosa è "giusto" e cosa è "sbagliato" (atto edificante), ma dall'interpretazione della realtà, cosa significa sognare di essere Berlusconi? Fino a che punto un'Italia senza Berlusconi è un'Italia migliore? Per rispondere è necessario lasciare spazio all'immaginazione, uno spazio vuoto come recita Giorgio Gaber nel testo "Se ci fosse un uomo" tratto dall'album "Io non mi sento italiano", non perchè lo spazio vuoto sia il destino del nostro pensiero ma affinchè sia possibile "pensare" a quest'Uomo nuovo, David Lynch consiglia qualche ora giornaliera di meditazione, queste non sono soluzioni per liberare la mente ma per fare spazio in essa, ovunque, in qualsiasi momento, (sotto qualsiasi "tiranno", sotto qualsiasi spinta riduttiva). Concludo dicendo che la diffusione di idee può essere nociva per questo confido molto di più nelle domande che nelle risposte e credo che ci voglia del tempo, molto tempo perchè le cose siano "diverse", l'Italia è piena di omofobi, razzisti, classisti, timorati di dio e fascisti, talvolta penso che Berlusconi sia una distrazione dai problemi decisivi di questa "Nazione". Grazie per l'attenzione.

IndiMente ha detto...

Grazie per l'ottimo commento!

Io credo che su qualcosa tu abbia ragione, ma l'agire in nessun modo può essere pericoloso in un sistema che vive su degli spaventevoli automatismi di regressione sociale, politica e culturale. Affinchè il male vinca, basta che gli uomini di bene non facciano niente. Al difuori della dicotomia bene e male, trascurabile, la responsabilità della discesa italiana è solidale tra politici e cittadini. Crediamo di essere razzisti, classisti, fascisti e timorati di Dio perchè per lo più abbiamo una visione distorta dell'altro, una visione mediata. A questo serve l'impegno individuale, a creare una rete diretta tra i cittadini, a bypassare l'interpretazione politica dei media, ad imparare a vedere sostanzialmente con i propri occhi. Solo in seconda instanza l'agire può servire a risalire quel filo che ci collega alla politica ed a cambiare le cose, quindi... Impegno nel piccolo, ma non per badare al proprio orticello, ma perchè si vuol far parte di un progetto più grande, ad un respiro generazionale e sociale veramente democratico.

IndiMente ha detto...

Naturalmente ero l'autore del post. ho scordato la firma...

FG.

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