mercoledì 13 maggio 2009



Roma non spreca è un iniziativa del Comune di Roma di qualche anno fa. Si tratta sostanzialmente di un sistema di "riciclaggio" di prodotti alimentari che vengono distrutti dai supermercati perchè non hanno più una vita commerciale. Prodotti buoni, commestibili, che vengono donati dai supermercati convenzionati ad associazioni ed iniziative pubbliche di carità verso indigenti e migranti.

Segnalo questa iniziativa perchè, pur essendo lodevole e funzionante, ancora non ha un bacino d'utenza molto ampio. Ancora pochi, in proporzione alla totalità dei supermercati romani, sono quelli convenzionati, ed è scarsa la quantità dei prodotti alimentari riutilizzati.
Oltre alla mera finalità caritatevole, questo tipo di iniziativa ha uno scopo economico-sociale ben preciso visto che il prezzo (tra l'altro non irrilevante) dello spreco ricade inevitabilmente sulle spalle del consumatore.

Una probabile soluzione per aumentare l'efficienza di questo progetto è la "localizzazione" del riciclaggio, facendo sì che in ogni singola zona di Roma si crei un bacino di riciclo alimentare capace di far fronte ai bisogni primari che, per una sempre più diffusa povertà, non potrebbero essere soddisfatti in altra maniera.

Creare questi bacini di utenza non è difficile. Basta entrare in contatto con il supermercato di fiducia e proporre un progetto di riciclo.
Un progetto che al produttore fa risparmiare i costi di smaltimento e genera nuovi clienti - grazie alla pubblicità che la distribuzione include e grazie alla diversificazione dei clienti stessi che non usciranno dal sistema di acquisto ma semplicemente cambieranno i prodotti acquisiti.

Non più pane, ma magari biscotti al cioccolato, non più carne in scatola ma magari direttamente al bancone, visto che i bisogni primari saranno in parte già soddisfatti dal sistema di riciclaggio alimentare.

Questo tipo di iniziative, oculatamente collocate sul territorio, potrebbero essere una risposta sociale non trascurabile alla crisi economica che colpisce sopratutto le famiglie di fascia medio-bassa, ed anche l'occasione per creare una rete sociale di distribuzione da utilizzare per altri servizi e prodotti, come ad esempio quella dei gruppi d'acquisto solidali.

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