giovedì 16 aprile 2009

FactorY


FactorY
Libro Primo
Gianluca Morozzi, Michele Petrucci
Fernandel, 160 pagine b/n, 12 €


Dalla quarta di copertina:

“Cinque persone si risvegliano all'interno di una fabbrica abbandonata e cadente. Non si sono mai visti. Non sanno chi li abbia rinchiusi lì dentro e perchè, e non hanno alcun ricordo di come ci sono finiti. La fabbrica è un labirinto senza via d'uscita, e dai suoi tetri corridoi arrivano suoni e voci di altri esseri umani....”.

FactorY è una serie a fumetti in tre volumi, attualmente arrivata al secondo, scritta da Gianluca Morozzi e disegnata da Michele Petrucci.
Le premesse descritte nella quarta di copertina non fanno pensare a nulla di particolarmente originale e ricordano un misto di serie popolari come Saw – l'enigmista o Lost. Eppure a giudizio di chi scrive, FactorY è uno dei fumetti più interessanti dell'ultimo anno.

Difficilmente una copertina riesce a sintetizzare così bene il contenuto di un libro.
Sullo sfondo bianco, una barattolo di succo di pomodoro, chiaro riferimento alla pop-art: FactorY è senza dubbio un fumetto pop. Il meccanismo del “cosa succede dopo?” tipico della narrativa di genere funziona alla perfezione e inchioda il lettore, lo costringe a leggere fino all'ultima pagina.

Dal barattolo cola un liquido rosso. Sangue piuttosto che sugo. Sul barattolo si legge la poco rassicurante scritta BRAIN, cervello: FactorY senza dubbio non è un fumetto leggero.
La violenza di alcune scene è ben lontano dal gore più becero di alcuni horror odierni, ma colpisce a fondo, ben al di là della superficie, visivamente e psicologicamente. Se si vuole indicare un riferimento cinematografico e televisivo per FactorY, questo è secondo me David Lynch. L'oppressiva inquietudine che si respira tra le pagine dell'opera di Morozzi e Petrucci ricorda molto da vicino quella di situazioni e personaggi lynchiani, anche se con una dimensione onirica meno marcata. Del resto sono i personaggi, le loro relazioni psicologiche e il loro passato ad essere protagonisti della storia, piuttosto che la vicenda nuda e cruda.

Morozzi, noto più come autore di narrativa, riesce a cavarsela piuttosto bene con un mezzo di espressione così peculiare e profondamente diverso dalla letteratura come il fumetto. Riesce a fare un buon lavoro ai dialoghi, ma soprattutto alle didascalie, con le quali vengono messi a nudo i pensieri dei personaggi, didascalie che integrano e completano, senza invaderli, gli ottimi disegni di Petrucci.

Più di mille parole, può essere interessante leggere il prologo alla serie, QUI, o le parole degli autori QUI.

Alessio

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